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Il mondo è pieno d’imbecilli. Perché mai la Pianura Padana dovrebb’esserne immune?

La guerra della toponomastica continua, aizzata da una sinistra sempre più a corto di idee e alla ricerca di rivincite tanto simboliche quanto effimere. Col tempo essa va trasformandosi sempre più in una guerra della stupidità e dell’ignoranza, il che è poi una sorta di palinodia per quella parte politica che pretende ancora oggi di essere l’unica portatrice dei valori della cultura.

L’ultimo episodio lo dimostra ampiamente. È accaduto in quel di Reggio Emilia, ove la giunta comunale, presieduta dal piddino Luca Vecchi, ha deciso, per celebrare il 25 aprile, di cambiare nome a Via D’annunzio intitolandola a Srecko Kosovel, un poeta sloveno morto giovanissimo di meningite nel 1926. A denunciare l’episodio è stato Armando Foschi, un consigliere comunale della Lega di Pescara, la città del Vate, in due lettere che ha inviato rispettivamente al sindaco della sua città, Carlo Masci, e a Giordano Bruno Guerri, che com’è noto è il presidente del Vittoriale.

La crassa ignoranza, nonché la palese volontà di provocazione, dei promotori dell’iniziativa è già tutta nella motivazione, che viene ricondotta al fine di voler “promuovere una coscienza antifascista, antirazzista e femminista”. Un obiettivo che imporrebbe, secondo i dirigenti reggiani, di eliminare il nome di un “poeta che esaltava la guerra” sostituendolo con quello di un “poeta sloveno che ha resistito all’italianizzazione forzata” e “ha dato il nome a una brigata partigiana in un’epoca nella quale la letteratura era bandita”.

Poche parole che dicono tantissimo sulla “filosofia” che ha ispirato l’operazione. Prima di tutto, l’idea che la cultura debba promuovere appunto qualcosa e che pertanto, anche nelle sue più alte espressioni, non possa essere considerata in sé, per l’intrinseco valore artistico di un autore e di un’opera. Può perciò succedere che un poeta “minore”, ma schierato dalla parte giusta, sia anteposto a un poeta unanimemente riconosciuto come una delle più grandi voci della letteratura italiana di ogni tempo.

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Corrado Ocone

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