Proseguo, con cadenza settimanale, a proporvi la mia nuova fatica letteraria “Profondo nero. Terrorismo di estrema destra e stragismo di Stato”. Potete leggermi, pezzo dopo pezzo, come e quando più vi piace. Una sorta di “antipasto” del libro vero e proprio che, nella sua versione completa, sarà naturalmente disponibile in formato cartaceo e digitale. Inoltre, trattandosi di un testo almeno parzialmente “in divenire”, ciascuno di voi può offrire il proprio contributo, inviandomi – tramite il form di contatto o la pagina Facebook dedicata o ancora via e-mail – testimonianze, proposte e suggerimenti, che potranno venire prese in considerazione e citate nella stesura definitiva del volume.
Ordine Nero fece la sua comparsa, come formazione segreta di matrice neofascista, nel 1974. Il contesto era quello di un periodo assai turbolento per le formazioni di estrema destra in Italia, con il processo che portò allo scioglimento di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale che stava attraversando una grave fase di crisi.
In questo clima di disgregazione e di vuoto lasciato dalle precedenti organizzazioni, Ordine Nero si fece carico dell’eredità lasciata da un altro gruppo terrorista che era stato attivo in Lombardia nei due anni precedenti, le Squadre d’Azione Mussolini guidate da Giancarlo Esposti.
La nascita di Ordine Nero rappresentò quindi la continuazione dell’ideologia e delle pratiche di gruppi neofascisti precedenti, riflettendo una persistenza di ideali e metodologie estreme e violente all’interno di alcune frange della politica italiana durante gli anni ‘70.
Gli attentati
Gli attentati attribuiti con certezza ad Ordine Nero sono ben dieci, tutti rivendicati con lo stesso tipo di volantino: una sorta di carta intestata (copia xerografica ricavata da un medesimo originale) su cui venivano veicolati messaggi di sfida politica contro la sinistra, i sindacati o le istituzioni. I comunicati erano firmati da differenti sezioni di Ordine Nero: Codreanu, Brasillach, Céline, Mishima, Nietzsche, De Gobineau. A questi dieci se ne sommano diversi altri, che seppur rivendicati con volantini dalle caratteristiche diverse, lasciano però presagire come, nella scia dell’organizzazione di Esposti, si siano inseriti altri gruppi di ispirazione neofascista.
Gli attentati attribuiti a Ordine Nero furono tutti compiuti nella primavera del 1974, anche simultaneamente, in differenti località d’Italia.
A marzo la città di Milano fu teatro di tre esplosioni: il 13 davanti all’agenzia pubblicitaria del Corriere della Sera e al Centro studi Gramsci, il 15 al liceo Vittorio Veneto. Il 21, un tentativo di sabotaggio a una rotaia ferroviaria nei pressi di Vaiano, in provincia di Prato, rischiò di causare una strage.
Gli attentati dinamitardi proseguirono poi ad aprile. Il 23 alla casa del popolo di Moiano a Perugia, all’esattoria comunale di Milano e alla sede del PSI a Lecco. Il 25 una bottiglia incendiaria colpì l’auto del procuratore Carlo Macrì a Treviso e il 27 la scuola slovena di San Giovanni a Trieste venne gravemente danneggiata da un’esplosione. Il 30, sempre a Milano, furono presi di mira tre distretti di polizia, mentre nel centro di Savona fu fatto esplodere un ordigno al plastico, a pochi passi dall’abitazione del senatore democristiano Franco Varaldo.
Il 10 maggio, infine, il terrore si è abbattuto su Bologna, con esplosioni che hanno rischiato di far crollare un intero edificio in via Arnaud, mentre ad Ancona un altro attacco ha devastato gli uffici dell’esattoria comunale.
Alcuni di questi atti di violenza, come quelli di Vaiano e Savona e gli attacchi del 25 e 27 aprile, sono stati rivendicati con volantini che si discostavano da quelli tipici di Ordine Nero. Ma la matrice neofascista, almeno nel caso di Vaiano, non lasciava adito a dubbi.
Tre attentati sono stati classificati come tentativi di stragi: il sabotaggio ferroviario di Vaiano, l’esplosione contro la sede del PSI a Lecco e la palazzina di via Arnaud. In questi ultimi due casi, l’uso di esplosivi all’interno degli edifici dimostra una chiara intenzione omicida, un disprezzo per la vita umana che mirava a coinvolgere e distruggere innocenti e famiglie.
I terroristi
Nel disegno complesso delle indagini sugli atti terroristici, gli investigatori hanno potuto delineare con chiarezza l’appartenenza di alcuni individui a Ordine Nero. Queste identificazioni si sono susseguite secondo una sequenza temporale ben definita e hanno rivelato una rete criminosa organizzata e letale.
Il primo indizio importante si ebbe con la cattura di Adriano Petroni, seguita all’attentato di Lecco del 23 aprile 1974. Petroni fu arrestato dopo un incidente automobilistico che interruppe la sua fuga, fornendo così alle forze dell’ordine un collegamento diretto con gli atti violenti di Ordine Nero.
Pochi mesi dopo, il 18 settembre, l’indagine fece un ulteriore passo avanti quando anche Luciano Benardelli fu associato all’organizzazione. Armi, esplosivi, detonatori e i caratteristici volantini di Ordine Nero furono scoperti in una fornace abbandonata presso Rocca di San Giovanni, insieme ad altri oggetti collegabili proprio a Benardelli.
Il 27 ottobre dello stesso anno, Fabrizio Zani e Mario Di Giovanni caddero nella rete della giustizia. In un’area boschiva nei pressi di Creva di Varese avevano nascosto esplosivo del tipo ANFO, simile a quello associato a Benardelli. Inoltre, nella libreria in cui Zani era impiegato, venne scoperta la macchina da scrivere utilizzata per le rivendicazioni di alcuni attentati, una Triumph con la matricola 886491, che divenne un altro tassello fondamentale per ricostruire le responsabilità degli attentati.
Una figura centrale in questa rete era Giancarlo Esposti, deceduto in uno scontro a fuoco a Pian di Rascino il 30 maggio 1974. Nella base di Rocca San Giovanni venivano rinvenuti esplosivi ANFO e detonatori che corrispondevano a quelli in possesso degli altri membri di Ordine Nero. Secondo le testimonianze di altri neofascisti, Esposti stava progettando un attentato ancora più audace: l’assassinio del Presidente della Repubblica dell’epoca, Giovanni Leone, in programma due giorni dopo la sua morte.
Questi terroristi erano collegati a gruppi toscani e umbri, responsabili dell’attentato di Moiano. Alcuni, come Giovanni Rossi, Massimo Batani, Andrea Brogi e Luca Donati, furono condannati. Brogi, reo confesso, fu dichiarato colpevole anche dell’attentato di Vaiano.
Ordine Nero pianificava un crescendo di attentati mirati a istituzioni e obiettivi politici per innalzare la tensione nel Paese e facilitare un colpo di Stato. Questo piano emerge chiaramente dalle prime riunioni del 1974, che vedevano il coinvolgimento di figure influenti nel panorama politico e militare italiano.
Agli inizi del 1974 Giancarlo Esposti decise di unirsi al Movimento di Azione Rivoluzionaria di Carlo Fumagalli. Il movimento di Fumagalli, secondo quanto ammesso dallo stesso ex partigiano, doveva anch’esso servire a preparare il terreno per un colpo di Stato, in una correlazione però più vicina ad ambienti politici di maggior spessore (quindi la Maggioranza Silenziosa dell’avvocato Adamo Degli Occhi, i Nuclei per la Difesa dello Stato del colonnello Amos Spiazzi, gli esponenti implicati nelle inchieste della Rosa dei venti e del Golpe bianco).
L’inchiesta su Ordine Nero rivelò che il gruppo aveva probabilmente sette unità territoriali, con quelle milanese e toscana tra le più attive. Dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo, nel novembre 1973, molti suoi esponenti entrarono in clandestinità e si unirono a Ordine Nero.
Fu in questo contesto che avvennero gli attentati di grande rilievo, come quelli di Silvi Marina, Vaiano, Brescia e al treno Italicus, che nel 1974 causò 12 vittime e fu inizialmente rivendicato da Ordine Nero. Tuttavia, in una riunione a Bellinzona l’8 agosto, il gruppo decise di non assumersi la responsabilità della strage, come emerse dalle informative di Maurizio Tramonte, nome in codice “fonte Tritone”.
La sentenza d’Appello del 2015 per la strage di piazza della Loggia (nella foto del post) indicò Ordine Nero come responsabile anche di quell’atto terroristico, segnando l’organizzazione come un punto di convergenza per diverse bande armate di estrema destra nate dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo.
Quello che emerge da queste indagini è il quadro di un’organizzazione che si evolse rapidamente, da atti dimostrativi a veri e propri attacchi stragisti, con l’obiettivo di destabilizzare l’intera nazione e spianare la strada per un cambiamento radicale del potere politico in Italia.