In un mondo che cambia alla velocità della luce, c’è un colosso che sembra rimanere impantanato nelle sabbie mobili di inefficienze e controversie: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Fondata nel 1946 con l’obiettivo nobile di guidare il pianeta verso “il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute”, oggi l’OMS sembra essere diventata un paradigma di spreco, scandali e ambizioni di potere che si allontanano sempre più dal suo scopo originario.
A bilancio uno spreco monumentale
Da una disamina pungente e senza filtri degli ultimi bilanci dell’OMS emerge una realtà sconcertante: due terzi del suo budget vanno a ingrossare le file di stipendi e consulenze, lasciando appena un terzo delle sue risorse a finanziare effettivamente progetti sanitari globali. Con una spesa media per stipendio che tocca i 120.000 euro annui, esentasse, grazie al privilegio di operare come ente sovranazionale, l’OMS sembra essere diventata una sorta di El Dorado per i suoi dirigenti, una fabbrica di stipendi effettivamente dorati, finanziata con il denaro dei contribuenti di tutto il mondo.
Potere e ambizione: un gioco pericoloso
Ma il problema non si ferma agli sprechi. L’ambizione di estendere il proprio potere sotto la maschera di necessari aggiornamenti normativi o tramite la proposta di un nuovo trattato pandemico pone seri interrogativi sulla sovranità nazionale e l’autodeterminazione dei popoli. L’OMS appare sempre più come un’entità che, non contenta del suo già ingente budget, cerca di acquisire maggiori poteri e risorse, minando le fondamenta stesse della libertà e indipendenza dei paesi membri.
Ghebreyesus, l’incarnazione di un sistema ambiguo
Al vertice di questa controversa organizzazione troviamo una figura tanto discutibile quanto emblematica: Tedros Ghebreyesus. Con un passato intrecciato a doppio filo con la fondazione Bill Gates e legami con l’industria farmaceutica, Tedros rappresenta l’incarnazione di un sistema che sembra aver perso di vista il suo mandato originale, diventando un veicolo per interessi privati e agende politiche.
E se l’Italia chiudesse i rubinetti?
Di fronte a questo scenario, l’Italia, contribuente netto al bilancio dell’OMS con circa 100 milioni di euro all’anno, si trova a un bivio. Seguire il corso tracciato da un’organizzazione sempre più distante dai bisogni reali della popolazione globale o prendere una posizione coraggiosa, reinvestendo queste risorse nel proprio sistema sanitario nazionale? Tagliare i fondi all’OMS per migliorare le condizioni del personale sanitario italiano, non sarebbe solo un atto di ribellione, ma un invito a ripensare le priorità in una logica di benessere concreto e tangibile.
Quale futuro per la salute globale?
L’analisi del bilancio e delle azioni dell’OMS dipinge un quadro inquietante di un’organizzazione che, pur nata con intenzioni lodevoli, sembra aver perso la bussola. Tra sprechi, controversie e tentativi di accaparrarsi poteri sovrannazionali, emerge la necessità di una riflessione profonda sul futuro della salute globale. Forse è giunto il momento di chiedersi se le immense risorse destinate all’OMS sarebbero meglio impiegate altrove, in progetti e iniziative che mirano veramente a migliorare la condizione umana, anziché alimentare un gigante burocratico sempre più lontano dalle persone che dovrebbe servire.