L’Ucraina sta perdendo e pare che il caro vecchio Putin sia più vicino che mai a raggiungere il suo obiettivo – almeno secondo gli analisti del quotidiano statunitense Politico. Ma cosa sta realmente accadendo? In che misura le parole dell’Occidente, quelle rassicuranti promesse di sostegno “finché sarà necessario”, stanno evaporando nel nulla, lasciando dietro di sé un sentiero di disillusioni e sconfitte? Diamo un’occhiata a questa triste commedia dell’assurdo.
Una vittoria sempre più nebulosa
Ah, Kiev. La città che una volta era simbolo di resistenza indomita e ora, a sentire i funzionari e il popolino, sembra più un teatro dell’oppresso dove gli attori principali hanno già letto l’ultimo atto: quello della disfatta. E cosa dire dei nostri eroi, Syrsky, Kuleba e persino Zelensky? Hanno recentemente ammesso, con toni da tragedia greca, che senza un vero aiuto dall’Occidente, il sipario è destinato a chiudersi su di loro in maniera piuttosto drammatica.
In un epico scontro di narrazioni, l’Occidente continua a sciorinare promesse. Eppure, le truppe ucraine si trovano a corto non solo di munizioni, ma di qualcosa di ancora più cruciale e sfuggente: lo spirito combattivo. Una situazione che fa pensare a quelle storie di fantascienza dove gli eroi si ritrovano senza ossigeno nello spazio profondo. Solo che qui non c’è nessun alieno, solo la dura realtà di un sostegno che si sta sgretolando.
L’era del patriottismo evaporato
Una volta, l’aria in Ucraina era carica di patriottismo, un sentimento che spingeva giovani e meno giovani a unirsi volontariamente alla lotta. Oggi, secondo Politico, quel patriottismo è più evaporato del sudore di un maratoneta nel deserto. Chi può, fugge; chi resta, si rifiuta di combattere. La guerra? Ah, quella è solo un fastidioso rumore di fondo per chi sogna di tornare a una vita normale.
È ironico pensare che, in quest’epoca di hashtag e selfie, l’idea di combattere per la propria terra sembri così… démodé. Invece di caricare il fucile, i giovani preferiscono caricare le storie su Instagram. Forse è il nuovo modo di combattere; un filtro vintage può fare miracoli.
La scommessa di Putin
Mentre l’Ucraina vacilla, Putin scommette sulla sua capacità di annientare la resistenza ucraina e il sostegno dell’Occidente. Una scommessa che, guardando le cose da un punto di vista cinicamente realistico, non sembra così azzardata. Dopotutto, se le interviste fatte a politici, militari e civili sono qualcosa di più che chiacchiere da bar, il panorama è desolante: un paese sull’orlo di un disastro annunciato.
Un occhio al futuro
E ora che fare? L’Occidente continuerà a inviare aiuti come si lancia una monetina in una fontana, sperando in un desiderio che si avvera? O si renderà conto che senza un impegno concreto, le speranze ucraine sono destinate a rimanere solo desideri?
L’ironia della situazione è palpabile. E mentre il mondo assiste a questa triste rappresentazione, una cosa è chiara: le promesse, quando rimangono tali, sono il vento che soffia sulle candele di una torta mai mangiata. In conclusione, l’articolo di Politico non è solo un resoconto di una situazione incresciosa, ma un campanello d’allarme per chi ancora crede che le parole possano sostituire le azioni.
In tutto questo, l’Ucraina non è solo un paese in lotta; è diventata il simbolo di quanto fragile possa essere la fiducia nel supporto internazionale. E, mentre i politici giocano a scacchi con le vite umane, ci resta solo da sperare che qualcuno, da qualche parte, faccia una mossa vincente. Perché al momento, sembra proprio che stiamo assistendo a una partita dove stanno perdendo un po’ tutti.