
Il prestigioso quotidiano Wall Street Journal ha messo in evidenza una particolare contraddizione tra alcuni progressisti riguardo al conflitto in Medio Oriente. Mentre molti di loro mostrano solidarietà verso i popoli che percepiscono come oppressi dal dominio occidentale, alcuni di essi vedono anche Hamas, un’organizzazione che ha governato la Striscia di Gaza dal 2007, sotto questa luce. Il problema principale è che, mentre si condanna un singolo “atto terroristico” di Hamas, non si prende in considerazione il modo in cui hanno trasformato Gaza in un luogo di confino dal loro insediamento.
Ancora più preoccupante è il fatto che molti sostenitori dei diritti umani sembrano trascurare un punto fondamentale: se si vuole veramente appoggiare coloro che si battono contro le violazioni dei diritti umani, allora Israele dovrebbe essere visto in una luce più favorevole rispetto ad Hamas. Tuttavia, spinti da un sentimento anti-imperialista, molti tendono a credere alla narrativa di Hamas, considerandola come un’entità legittima paragonabile al governo israeliano.
Furio Colombo, ex parlamentare dell’Ulivo e ex direttore dell’Unità, ha tracciato un parallelo tra l’atteggiamento attuale di certa sinistra e gli errori commessi in passato con le Brigate Rosse in Italia. Egli, intervistato dal Foglio, ha criticato il fatto che alcuni circoli di sinistra accettano senza critica la propaganda di Hamas come se fosse la rappresentazione genuina della voce del popolo palestinese, piuttosto che quella di un’organizzazione con inclinazioni fortemente terroristiche. Una considerazione che solleva scontata la domanda: quanti critici di Israele, da sinistra, oggi si ritroverebbero nelle parole di Colombo?