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Inizio questa domenica, e proseguirò con cadenza settimanale, a proporvi  la mia nuova fatica letteraria “Profondo nero. Terrorismo di estrema destra e stragismo di Stato”. Potete leggermi, pezzo dopo pezzo, come e quando più vi piace. Una sorta di “antipasto” del libro vero e proprio che, nella sua versione completa, sarà naturalmente disponibile in formato cartaceo e digitale. Inoltre, trattandosi di un testo almeno parzialmente “in divenire”, ciascuno di voi può offrire il proprio contributo, inviandomi – tramite il form di contatto o la pagina Facebook dedicata o ancora via e-mail – testimonianze, proposte e suggerimenti, che potranno venire prese in considerazione e citate nella stesura definitiva del volume.

La genesi del terrorismo neofascista in Italia si manifesta nella storia di vari movimenti associati alla destra radicale ed extraparlamentare, anziché in una data precisa. Questi movimenti, emersi negli anni, erano spesso paralleli se non addirittura in contrapposizione al Movimento Sociale Italiano. Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio del decennio seguente, un’ondata di violenza politica ha portato alla formazione di molti gruppi armati, sia a destra che a sinistra, con obiettivi e metodi diversi.

Durante gli anni ’60, emersero movimenti come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e Ordine Nero. Gruppi organizzati, quasi sempre con un assetto paramilitare, che perseguirono obiettivi sovversivi, spesso in collaborazione con settori oscuri dello stato, servizi segreti deviati, massoneria e gruppi terroristici neofascisti. Questo approccio è conosciuto come la “strategia della tensione”: un piano per incutere paura nella popolazione attraverso atti terroristici, portando alla richiesta di misure autoritarie o persino di possibili colpi di stato. La complicità di alcune parti dello Stato era evidente, in quanto seguivano una strategia di opposti estremismi per mantenere il potere. L’episodio che spesso segna l’inizio di questa fase è la strage di piazza Fontana del 1969, culminata con la strage di Bologna nel 1980.

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Parallelamente, dalla metà degli anni ’70, si svilupparono gruppi neofascisti più spontanei, come i Nuclei Armati Rivoluzionari, determinati a rovesciare il sistema attraverso la lotta armata e a contrapporsi direttamente alla violenza proveniente dalla fazione opposta.

Un simile contesto ha visto un’escalation di atti violenti, dove entrambi i lati della polarità politica hanno cercato di destabilizzare la società italiana. Le motivazioni erano molteplici: alcuni cercavano il completo rovesciamento del sistema, mentre altri miravano a consolidare il potere attraverso l’instaurazione di un regime autoritario. La tensione era palpabile e il Paese sembrava costantemente sull’orlo di un precipizio.

A complicare ulteriormente la situazione, traspariva chiaramente una rete intricata di alleanze e tradimenti, con elementi dell’apparato statale e della criminalità organizzata che spesso giocavano ruoli chiave. Questa commistione tra politica e malavita ha reso difficile distinguere le vere motivazioni dietro molti degli atti terroristici, con accuse e teorie del complotto che spuntavano un po’ da tutte le parti.

Nel tentativo di fermare la spirale di violenza, il governo italiano ha introdotto diverse misure, tra cui leggi più severe contro il terrorismo e una maggiore sorveglianza. Tuttavia, queste azioni spesso si sono rivelate controproducenti, alimentando ulteriormente la sfiducia nei confronti delle istituzioni e dando a molti la sensazione che lo Stato fosse parte del problema piuttosto che della soluzione.

Verso la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, con il declino del comunismo in Europa e l’emergere di nuove sfide globali, l’attenzione dell’Italia ha iniziato a spostarsi da questi conflitti interni. Mentre la minaccia del terrorismo neofascista non è mai scomparsa del tutto, ha perso molta della sua precedente rilevanza e urgenza. Tuttavia, le lezioni apprese durante questo periodo turbolento rimangono cruciali per comprendere le sfide della democrazia moderna e la fragilità delle istituzioni in tempi di crisi.

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